venerdì 1 aprile 2022

Sanguina ancora - Paolo Nori - Mondadori

Io non lo volevo conoscere Paolo Nori. E glielo ho anche scritto, un giorno. Non mi ha risposto, ma lui lo sa. Poi tra le offerte di ebook un giorno scopro I russi sono matti e, siccome poco poco che conosco di quella gente mi sembra che sia un titolo che può nascondere un ricordo, una risata, un'emozione anche mia, beh finisce che per quel prezzo vale la pena avvicinare uno che non vuoi conoscere. Perchè hai paura. Hai paura che, andando poi a legger la biografia, scopri che magari alcune cose che i suoi occhi hanno visto e letto sono le stesse anche per te, ma magari lui le ha guardate da un punto di vista che poi a te, magari, fa passare la poesia, le fa cadere dallo scaffale dove le avevi riposte. E poi no, poi è come se andasse a spolverarle; sì perchè tu le hai lasciate là, nella tua giovinezza di grandi ideali, e là sono rimaste, finché non arriva qualcuno a rimettertele sotto il cuore. Nello stomaco, come un piatto di tortelli di zucca che sono un po' salati, un po' dolci, che ognuno li fa a suo modo e quindi si discute di perchè ci hai messo quello e non questo e così via e anche se non ti piacciono troppo (come a me, ad esempio), poi alla fine li assaggi sempre perché sai mai che stavolta... E allora poi non mi è bastato e sono andato a leggere la sua traduzione di quello che secondo lui è l'ultimo grande romanzo russo e lì mi è sembrato che il tortello gli sia riuscito un po' troppo come piace a lui, secondo me, ma per capire gli ingredienti e il tocco dello chef bisogna masticare piano piano, affinare i sensi. E poi arriva questo che lui chiama romanzo, ma nemmeno lui è troppo convinto. Parla di lui, come sempre, ma perché così fa prima a far capire che ciò di cui scrive parla di noi. Io non lo volevo conoscere Paolo Nori e lui ci dice che molti non vogliono conoscerla, la letteratura russa. E fanno bene. Fanno bene a pensare che sia impegnativa, ostica, oserei dire, con quei mattoni infiniti che mica si leggono come Ken Follet sotto l'ombrellone a Bellaria a Luglio. Fanno bene ad avere paura, ma fanno male a non leggerli. Perché la paura viene dopo. Che poi questo libro dovrebbe parlare di Dostoevskij. E lo fa. Come anche si intromettono tanti altri scrittori, critici, zar, passeggeri di treno, scrittori italiani, signore indisposte per quanto Paolo Nori ci parli di lui, in effetti. Per farci capire che cosa la letteratura russa può fare ad una persona. Non occorre magari avere una laurea come lui, certo. Sapere la lingua, ovviamente. Anche se questo aiuterebbe a comprendere, a immergersi meglio. Io un po' a Dostoevskij lo conosco, sono stato a San Pietroburgo dove è morto Pushkin, ho letto Esenin e altre cose che, in effetti sanguinano ancora, e Paolo Nori è andato a grattare le croste della ferita che se la lasci lì sembra che si stia rimarginando, ma quando scopri che gente morta decine di anni prima che tu nascesti parlano di te, della tua condizione, delle tue miserie di uomo e delle tue aspirazioni e desideri beh. Fai bene ad aver paura, perchè vedersi da fuori fa paura. Magari rischi di conoscerti un po' meglio e scopri che non ti piaci. Come me, che non volevo conoscere Paolo Nori e magari adesso mi piacerebbe anche incontrarlo. Perchè poi lui scrive dei pezzi qua e là su dei quotidiani, settimanali, inserti. Ogni tanto, come tanti. E prosegue il suo racconto a puntate, come un lungo romanzo russo che non finisce mai, un capitolo qui, uno là, un'edizione temporanea del primo volume... E ti costringe, per seguirlo, a fare cose che non volevi più fare da tanti anni, come far sanguinare ancora quella ferita. O come comprare La Repubblica. Per leggere il suo articolo su Il Venerdì del primo di Aprile del 2022. E tu non lo volevi conoscere Paolo Nori, ma soprattutto non vuoi comprare per principio ( perché io di principio sono principalmente cocciuto) certi fogli su cui pubblicano alcuni suoi pezzi. Me li perdo, ma non mi fa sanguinare poi così tanto. Però stavolta posso provare a ricomprare quel quotidiano, magari è cambiato ultimamente. Non mi sono mai molto affezionato a dei quotidiani, ma mi sono tenuto spesso alla larga da quelli che leggono le persone che hanno delle idee che non mi piacciono. Che non vuol dire che siano diverse dalle mie, perchè ci sono molte idee diverse dalle mie che mi piacciono e voglio anche imparare a conoscerle, ma certi mix persona-quotidiano non li digerisco. Come i tortelli di zucca con la mostarda. Chiudo la parentesi dicendo che io Repubblica non la voglio più comprare. Perchè va bene voler conoscere Paolo Nori, ma non è che sono ancora così in confidenza. Poi un giorno vi parlerò anche del perchè quando parlo di Paolo Nori mi viene da cercare di imitarlo, di voler essere un po' lui, da tentare di scrivere come lui. Entrare nel suo sottosuolo e vedere dove è, esattamente, che lui sanguina ancora.

martedì 7 febbraio 2012

Deja vu

ebook acquistati:
Il gabbiano di Sandor Marai (Adelphi)
Gli ebrei di Piero Stefani(Il Mulino)
Ogni cosa è illuminata J. Safran Foer

ebook letti:
Il gabbiano di Sandor Marai (Adelphi)
Gli ebrei di Piero Stefani(Il Mulino)

Abbandoni un saggio di mirmecologia in Inglese (una lettura di lungo corso Ant Encounters: Interaction Networks and Colony Behavior di Deborah Gordon) per alleggerire un po' la lettura serale e ti capita per le mani uno dei tuoi miti letterari: Sandor Màrai. Attendevo con ansia che Adelphi si muovesse nel campo degli ebook e ancor più che tra i titoli figurasse lui, in modo da poter completare la lettura dell'opera omnia.
Poi scopri che le tue grandi speranze...lasciamo perdere. Innanzitutto parliamo del testo elettronico: ragazzi, si poteva sicuramente fare di meglio. Io non sono uno smanettone e benedico la possibilità di ingrandire i caratteri a piacere, data la mia vista non proprio eccelsa; ma i numeri delle pagine che offuscano le ultime tre lettere della riga mi scocciano assai. E la stessa delusione si trasferisce alla trama: sembra di avere per le mani una Smilla (ve la ricordate?) catapultata in un noir degli anni quaranta senza però nessun crimine, tranne quello di annoiare il lettore. Corsi e ricorsi di memorie che se fossero interessanti ancora ancora, ma così proprio no. La storia è veramente stiracchiata e qua e là addirittura è stata tirata tanto che si è smagliata come un vecchio collant. Una tensione latente che non raggiunge alcun culmine e non trova nessuno sfogo. E allora?
Allora dimenticato velocemente che mi è volato un gabbiano tra le mani, sono passato a tutt'altra faccenda.
Se volete sapere qualcosa in più sul popolo ebraico vi consiglio fortemente il breve, ma ampiamente divulgativo, saggio del Mulino. La casa editrice di Bologna ha il pregio di creare un epub fatto bene, con un font piacevole, e soprattutto che non si ingarbuglia nei cambi di dimensione. Se proprio devo dirne una probabilmente è un po' pesantino, perché il mio Bruno faticava un po' quando il cambio pagina era in concomitanza con il nuovo capitolo. Ma tant'è, nessuno moriva di fretta contando i nanosecondi.
L'excursus storico-sociologico-religioso sulla nascita degli ebrei, l'inscindibilità dei tre livelli citati che pervade il travagliato destino del popolo di Dio, lasciano il lettore senza fiato nel venire a conoscenza di aspetti della quotidianità per noi inconcepibili; la perpetuazione della legge divina nella vita di tutti i giorni lascia attonito il lettore che, condizionato dal laissez faire della "morale" cattolica, si è scordato della solennità di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
L'autore con uno sguardo oggettivo ci presenta un popolo così com'è, strano e antico, rigido eppur di una efficiente modernità, strattonato da tutti, ma mai domo.
Una lettura edificante che mi ha dato numerosi spunti di meditazione.
Vedremo se anche Febbraio porterà i suoi frutti.

martedì 10 gennaio 2012

Perchè? Che cosa è? Ce n'era bisogno?

La risposta all'ultima domanda ovviamente è NO, non ce n'era assolutamente bisogno. Ma di che cosa? Di una specie di blog letterario: ce ne sono talmente tanti, e di gente che ha più tempo e scrive anche meglio di me. Però...Mi piacerebbe condividere ciò che sto leggendo su Bruno*, il mio lettore di ebook (ecco perché e-reading) e perché vorrei giocosamente fare il verso alla rubrica di Nick Hornby su The believer (http://www.believermag.com/issues/201201/?read=column_hornby), gettando uno sguardo a cosa legge lui e magari leggerlo pure io e poi farvi sapere. Forse potrebbe interessarvi...Spero *Il mio lettore è un BeBook Neo. La prima persona a cui mi fanno pensare i nei (dopo mi moglie...) è Bruno Vespa. E quindi Bruno. :P